Lidi Nord rimasti senz'acqua per un guasto, il consigliere Ancisi (LpRa) chiede più controlli programmati. Interrogazione anche sui daini - RavennaNotizie.it

2022-10-09 01:26:02 By : Ms. Sandy Luo

A seguito del guasto che lo scorso 30 agosto ha lasciato i Lidi Nord senz’acqua per un giorno, fino all’intervento dei tecnici Hera, che hanno ripristinato il servizio, il consigliere comunale Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna ha rivolto al sindaco un’interrogazione per sapere “quali sistemi di controlli e con quale frequenza siano contrattualmente previsti a carico di Hera e in che modo verificati dal Comune, allo scopo di ricercare sul territorio ravennate le tubazioni dell’acqua e del gas corrose o consunte o usurate bisognose di essere sostituite perché facili a rotture. Qualora manchevoli, chiedo al sindaco se concorda che tali controlli siano introdotti in modo programmato e assoggettati a metodiche e rigorose verifiche da parte dell’amministrazione comunale, proprietaria diretta o indiretta di entrambe le reti”.

Il problema infatti, per il consigliere Ancisi, non riguarda solamente le tubature dell’acqua, ma anche quelle della rete gas, considerato alcune segnalazioni ricevute a proposito di operatori che stavano intervenendo martedì scorso, “sul bordo strada della provinciale San Vitale tra Godo e la rotonda che conduce a Russi”.  “Si sono viste in azione una squadra di HERA ed una dei vigili del fuoco – precisa Ancisi – che di solito, quando operano congiuntamente, è per cercare fughe di gas. Più tardi, nel pomeriggio, passando sulla statale 309, detta piuttosto “strada Romea”, all’incrocio con via Canalazzo, sentendosi sulla carreggiata un forte odore di gas metano, si è notato personale di HERA lavorare su una flowline (linee di tubazioni che dirigono il flusso di un liquido o gas da una sorgente a un’apparecchiatura, in questo caso di metano), potendo dedursene che una perdita del gas fosse stata riscontrata da quelle parti”.

“Non se n’è saputo niente – prosegue il consigliere -, ma è lecito comunque chiedersi se questo genere di segnali possa indicare l’esistenza di un più ampio problema di manutenzione e/o sostituzione di linee d’acqua o di gas, le quali, non durando eternamente, devono periodicamente essere soggette, con una programmazione ben congegnata, a prove tecniche di corrosione, e/o spessimetriche (che utilizzano strumenti ad ultrasuoni e sonde piane) e/o ad altri controlli non distruttivi, allo scopo di provvedere tempestivamente alle dovute sostituzioni delle condotte a rischio. Appare ovvio osservare, in particolare, che le perdite di gas possono causare dei veri disastri, dati gli spazi ristretti e l’ampia presenza sul territorio di fonti di accensione (elettricità e fuochi domestici)”.

Alvaro Ancisi ho sottoscritto ieri la petizione della rete delle associazioni per salvare i daini, dopo la ormai nota  pubblicazione da parte dell’Ente Parco Delta Po, di una ricerca pubblica di mercato per l’affidamento in concessione delle attività di cattura e delocalizzazione degli esemplari di daino presenti nel territorio del Parco nelle Pinete di Classe e di Volano. Da parte della Regione è stato più volte garantita l’intenzione di non operare in forme cruente, dice Ancisi, che osserva come a questo punto l’avviso pubblico smentisca la Regione.“Non può che destare apprensione, dunque, leggere sul bando stesso che il valore attribuito alla concessione (per la quale il concessionario dovrà proporre lui stesso l’ammontare del canone) è stato commisurato in Euro 83.700,00 oltre all’IVA (a decorrere dall’anno 2023) derivante dalla stima degli introiti dell’attività. – scrive Ancisi – Leggiamo che questa stima è stata così effettuata:“Il numero ipotetico di esemplari da prelevare è pari a circa 1.150; il valore della carne di daino, in Italia, varia tra 4,00 €/Kg per i maschi e 4,30 €/Kg per le femmine e i giovani dell’anno; il peso medio utile degli esemplari, tolte la pelle, la testa e la parte bassa delle zampe, è di circa 25 Kg per i maschi e 20 Kg per le femmine e i giovani dell’anno; il valore complessivo dei capi presenti, quindi, è di poco superiore ai 100.000,00 euro; ragionevolmente, non sarà possibile catturare più di 300 esemplari all’anno nei tre anni di concessione, per complessivi 900 capi ed un valore, quindi, di circa 83.700,00 euro, ossia 27.900,00 euro/anno. Non si trova nel bando alcuna spiegazione del perché un’attività che si dichiara incruenta sia poi valutata in base al prezzo della carne macellata degli esemplari “eradicati”. Né, d’altra parte, è mai stata data alcuna spiegazione circa la perdurante assenza di recinzioni, dissuasori e simili al fine di evitare l’interazione tra gli animali delle pinete e le strade e le colture adiacenti. È rimasta infatti a zero l’interrogazione al sindaco di Ravenna, presentata il 31 maggio 2022.”

Il Piano regionale per il controllo delle popolazioni di daino nella pineta di Classe, che porta la data del marzo 2021, riporta Ancisi, prevedeva la cattura di 30 ungulati l’anno tra la pineta di Classe e quella di Volano (nel ferrarese) e il loro spostamento in luoghi dove possono essere liberi, compatibilmente con il loro habitat, o ceduti a privati idonei a tenerli. Di rinvio in rinvio, se ne dovrebbe riparlare non prima di ottobre o novembre 2022. Ma non sarà facile. Da un lato, la cattura dei daini è problematica, dovendo anche metterne in conto la morte di un certo numero per troppa adrenalina. Dall’altro, non è facile emettere un bando capace di reperire privati disposti a prenderli in affidamento, che possiedano i requisiti richiesti.

“Già dal 2018, esiste però in Emilia-Romagna, valido a tutto il 2023, un Piano faunistico regionale, approvato anche dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), che ha tra gli obiettivi primari la salvaguardia dell’agricoltura e la riduzione degli incidenti stradali. Esso prevede, oltre alla recinzione delle aree agricole maggiormente a rischio, il ventaglio di misure e azioni di prevenzione seguente: sensori elettronici che propagano stimoli acustici all’avvicinarsi di un ungulato selvatico; dissuasori elettronici che, attivati con le luci dei fari, emettono stimoli visivi e acustici di disturbo degli animali; dispositivi ad ultrasuoni che li tengono lontani. – continua Ancisi – Queste apparecchiature devono essere accompagnate da cartelli verticali informativi che avvisano l’automobilista di passaggio dell’inizio di un tratto a rischio collisione e dall’introduzione di una applicazione gratuita per informare i guidatori sui tratti più a rischio e segnalare l’eventuale presenza degli ungulati selvatici. Sperimentazioni avviate fin dal 2014 con diversi di questi dispositivi su tre tratti stradali altamente pericolosi del piacentino, del modenese e del riminese fecero sì che gli incidenti fossero ridotti a zero e su due tratti nel reggiano si restringessero rispettivamente a due casi e ad uno.”

Nessuna di queste misure è stata presa. “Siamo dunque al punto zero o quasi. Ciò giustifica che si chieda al sindaco di Ravenna – scrive Ancisi – se intende assumere ogni utile iniziativa affinché, tramite un accordo che coinvolga gli altri enti pubblici interessati, sia predisposto e quindi realizzato un progetto di esecuzione, intorno alla Pineta di Classe sovrappopolata di daini, delle direttive del Piano faunistico regionale volte ad evitare il passaggio in strada degli ungulati, allo stesso tempo allertando gli automobilisti dell’eventuale pericolo, e se mai a recintare le aree agricole a dimostrato maggior rischio di incursione.”

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Cmq, caro Ancisi, daini, cervi, vacche, maiali, polli & trote, prima di finire nei nostri piatti, sono ammazzati. Quindi il problema proprio non lo vedo.

I cacciatori NON sono disponibili a cacciarli perchè, quando hanno provato a farlo (ed il problema era rappresentato da poche decine di unità di daini) gli animalari hanno vandalizzato le loro auto, le loro postazioni, li hanno minacciati e insultati.

Le Autorità NON hanno fatto abbastanza per arginare la violenza di pochi delinquenti animalisti, che andavano fermati e messi in galera.

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