Patologie cardiovascolari: l’obesità come fattore di rischio

2022-10-09 01:18:11 By : Ms. Vivi Gu

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Il 29 settembre, come tutti gli anni, si è celebrata la giornata mondiale della salute del cuore. L’obiettivo di questo appuntamento, divenuto ormai ricorrente, è informare e sensibilizzare ogni persona sull’importanza della prevenzione delle malattie cardiovascolari. Le malattie cardiovascolari purtroppo rappresentano la prima causa di morte in Italia e nel mondo costituendo una sfida importante sia, in primis, per la nostra salute, sia per i sistemi sanitari.

Tra i fattori di rischio più importanti, oltre alla scorretta alimentazione, troviamo l’obesità. Proprio su questo tema, in occasione della giornata mondiale della salute del cuore, si è concentrata la Dott.ssa Roberta Ienca, Medico Chirurgo Specialista in Scienza Dell’Alimentazione per Allurion, azienda impegnata nella lotta all’obesità tramite programmi di perdita di peso.

Nel comunicato che ha rilasciato per la giornata mondiale della salute del cuore ha affermato che non esistono strategie per la perdita di peso che funzionano per tutti, ma ogni percorso va personalizzato. Ci spiega quali sono le strategie terapeutiche attualmente a disposizione per il trattamento dell’obesità?

Corretto, non esistono strategie per la perdita di peso che funzionino per tutti. O meglio seguire una corretta alimentazione e svolgere attività fisica regolare rimane il caposaldo di qualsiasi trattamento per la perdita di peso. Tuttavia, per moltissimi pazienti aderire alle indicazioni nutrizionali e comportamentali prescritte dai medici non è affatto semplice, basti pensare che tre quarti delle persone che decidono di perdere peso non riesce a raggiungere l’obiettivo minimo di un calo ponderale del 5% rispetto al peso iniziale. Nasce quindi l’esigenza di trovare altri strumenti/percorsi per aiutare i pazienti ad adottare uno stile di vita più sano. Attualmente, possiamo suggerire trattamenti che spaziano dalla terapia farmacologica, al posizionamento di palloncini intragastrici fino alla chirurgia bariatrica. Ognuno di questi trattamenti, attraverso diversi meccanismi, ha come scopo finale quello di ridurre l ‘introito calorico e favorire la compliance alla dieta e quindi la perdita di peso. La scelta del trattamento più adatto al paziente è regolata da precise linee guida che in base alle caratteristiche dello stesso ci indicano laddove un trattamento è suggerito o sconsigliato.

È noto che la sfida più grande nel trattamento dell’obesità non è rappresentata tanto dalla perdita di peso ma dal mantenimento dello stesso a lungo termine. Quale crede sia lo strumento più efficace per garantire risultati duraturi nel tempo?

Credo innanzitutto che per poter ottenere risultati a lungo termine bisogna tenere presente che l’obesità è una patologia multifattoriale che spesso è anche accompagnata da svariate comorbidità (come diabete, ipertensione, dislipidemia) ed in quanto tale va trattata da un team multidisciplinare di esperti che si interfacciano tra loro nel tempo.

Inoltre, le diete che vengono proposte al paziente dovrebbero avere le caratteristiche di una educazione alimentare che possa essere seguita nel tempo piuttosto che rappresentare dei regimi iper-restrittivi che lasciano facilmente spazio a fallimenti.

Anche la terapia cognitivo comportamentale finalizzata a modificare i pensieri distorti, le emozioni disfunzionali e i comportamenti disadattivi del paziente pone le basi per cambiamenti duraturi del peso.

Infine, uno strettissimo sistema di follow-up cioè di controlli durante e dopo il trattamento, è uno degli strumenti a mio avviso più validi per il raggiungimento di risultati a lungo termine. Come per i pazienti affetti da diabete o altre patologie, anche i pazienti affetti da obesità dovrebbero sottoporsi a check up regolari, anche dopo aver raggiunto il peso ideale, per prevenire il rischio di un recupero ponderale.

L’obesità riguarda anche le fasce più giovani?

Le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rivelano che ad oggi sono sovrappeso/obesi il 30% dei bambini e adolescenti del pianeta. In Italia 3 bambini su 10 (29,8%, stando a un'indagine di OKKio alla Salute per WHO European Childhood Obesity Surveillance Initiative - Dati 2019) sono in sovrappeso e fra questi 1 è obeso (9,4%)

Questo fenomeno è sicuramente legato allo stile di vita sedentario promosso dal nostro contesto culturale che incentiva l’utilizzo di smathphone e di videogiochi, e l’utilizzo di auto o moto per gli spostamenti. Sarebbe invece utile promuovere una mobilità sostenibile effettuando scelte che ci consentano di camminare più a lungo, o percorrere il tragitto casa-lavoro in bicicletta il che apporterebbe benefici a lungo termine non solo al nostro organismo ma anche a livello ambientale. Ovviamente questo non riguarda solo gli adolescenti ma l’intera popolazione, tuttavia, acquisire quanto prima delle corrette abitudini comportamentali ed alimentari è importante anche a scopo preventivo.  Altro fattore che sicuramente favorisce l’obesità adolescenziale è la presenza di numerosi fast-food che propongono cibi ad elevata densità calorica e aumento delle porzioni. Per non parlare poi del “cibo a domicilio” che sta diventando pratica comune soprattutto tra i più giovani ed in particolare dallo scoppio della pandemia da covid-19.

Quale studio presenta al congresso FAND?

Si tratta di uno studio retrospettivo condotto su 226 pazienti diabetici o con prediabete che ha messo in luce come il Programma per la perdita di peso con il palloncino deglutibile Allurion, possa rappresentare un’alternativa efficace e mini-invasiva per il trattamento dell'obesità e delle comorbidità ad essa correlate come il prediabete ed il diabete di tipo 2.

Lo scopo è quello di fornire un ventaglio più ampio di possibilità terapeutiche al paziente e di creare percorsi sempre più personalizzati, considerando che a volte la sola terapia farmacologica è insufficiente e che la chirurgia bariatrica può essere controindicata o rifiutata dal paziente. 

Sicuramente ulteriori e più approfonditi studi sono necessari per validare questi dati che sono sì preliminari ma fortemente incoraggianti.

Qual è il legame tra obesità e malattie cardiovascolari

Le due patologie sono strettamente correlate. La letteratura ci mostra come l ’obesità sia associata ad una riduzione media dell’aspettativa di vita di circa 6-7 anni e tale fenomeno è in buona parte da attribuirsi alla maggiore prevalenza delle malattie cardiovascolari in questa categoria di pazienti.  Infatti, i soggetti obesi da molti anni hanno un maggiore rischio di sviluppare quelle comorbidità, come dislipidemia diabete ed ipertensione, considerate fattori predisponenti all’insorgenza delle malattie cardiovascolari. Di contro, la perdita di peso porta alla riduzione della glicemia, della pressione e del del colesterolo LDL (cattivo) e all’aumento del colesterolo HDL (buono), e quindi a una diminuzione del rischio di malattie cardiovascolari. È dimostrato come già una modesta perdita di peso del 5-10% rispetto al peso iniziale, nelle persone affette da obesità contribuisca a ridurre il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.